Il punto della situazione (non bella) in un'intervista a Giuliano Castiglia.
"Abbiamo deciso di scrivere la lettera appello perché pensiamo che in un ruolo in cui si trovano i due colleghi non ci possono essere ombre. Ma non è un'accusa alle persone, è un problema di salvaguardia dell'istituzione". Così, in una intervista esclusiva all'Adnkronos, il gip di Palermo Giuliano Castiglia, componente del Comitato direttivo centrale dell'Anm, spiega la decisione di firmare, con altri 50 colleghi magistrati, una lettera in cui viene chiesto al Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e al togato del Csm Giuseppe Cascini, di "smentire in modo convincente" il racconto di Luca Palamara. Nel libro 'Il Sistema', scritto con il giornalista Alessandro Sallusti, l'ex potente Presidente dell'Anm, ricorda diversi incontri privati di Salvi e Cascini. In particolare nella lettera dei magistrati si fa riferimento a un incontro di Palamara con Salvi nel corso del quale il Procuratore della Cassazione avrebbe "caldeggiato la sua nomina a un importante incarico pubblico". Mentre quando parlano di Cascini i magistrati fanno riferimento a una "pesante e indebita interferenza in un procedimento disciplinare a carico di un collega", cioè Henry Woodcock.
Tra i firmatari spiccano i nomi di Clementina Forleo, gip di Roma, Gabriella Nuzzi, giudice del Riesame di Napoli, il sostituto procuratore generale di Messina Felice Lima, il pm di Bari Francesco Bretone, il gip di Ragusa Andrea Reale. "Io non lo so se sono vere - e spero ovviamente che non lo siano - ma è chiaro che queste notizie creano una situazione di imbarazzo che pensiamo vada risolta. E va risolta con una adeguata e convincente smentita di queste notizie, che rassereni la situazione. E' un problema di credibilità delle istituzioni - dice Giuliano Castiglia - Siamo di fronte a magistrati che sostanzialmente gestiscono, chi in parte e chi, sotto il profilo disciplinare in toto, l'amministrazione di 8.000 magistrati e quindi indirettamente condizionano tutta la gestione amministrativa dell'ordinamento giudiziario. E sono ruoli su cui non ci possono essere cadute di credibilità di questo genere. I colleghi che hanno questo ruolo devono essere credibili al 100 per cento".
Il primo giorno sono stati in 34 a firmare la lettera ma in poco meno di 24 ore il numero è aumentato a 50 e "sta crescendo ancora", dicono i firmatari. "Io non mi concentrerei su quanti sono i colleghi che hanno sottoscritto finora questa richiesta - dice Castiglia - penso che in un giorno una cinquantina di sottoscrittori sono molti rispetto ad altre iniziative che ci sono state in passato tra i magistrati e che, come questa, richiamavano l'attenzione sulla credibilità della magistratura Do di alcune sue articolazioni".
Parlando della smentita di Giuseppe Cascini, che ieri ha annunciato di avere dato mandato al suo legale per agire contro Palamara, il gip Castiglia ha spiegato: "Diciamo che certamente è una affermazione positiva, quella di Cascini, meglio di non dire niente- replica secco il gip - E' ovvio che il parametro della smentita è collegato a quello della 'contestazione'. Se la contestazione è generica, la smentita può essere altrettanto generica, se la contestazione è specifica, anche chi la vuole smentire ha un onere di specificità che, nel caso concreto, mi pare che non sia stato adeguatamente soddisfatto. Per cui, non mi pare sufficiente questa smentita così generica. Così come non mi sembra soddisfacente l'affermazione di Cascini di avere dato mandato ai suoi legali per tutelare la sua onorabilità. Ricordo che anche in passato, peraltro, sempre il collega Cascini, quando sono uscite le chat del telefono di Palamara, aveva detto di avere dato mandato ai legali per agire contro Palamara".
E ancora: "C'erano passaggi che lo chiamavano in causa in termini certamente 'non positivi' e che furono pubblicati da un giornale. Quei passaggi sono stati oggetto di smentita da parte di Cascini che anche in quella occasione annunciò il mandato ai suoi legali. Ma poi non risulta che sia successo niente. Tutto si è risolto in questa affermazione generica, che non ha smentito nulla. In questo caso c'è questo racconto di Luca Palamara che è ricco di alcuni particolari sui quali sarebbe opportuno si facesse chiarezza".
E sottolinea ancora che "Luca Palamara va preso con le pinze, con la dovuta accortezza. Però, certamente, le cose che racconta sono molto gravi. Si assume delle serie responsabilità ma proprio per questo va tenuto in considerazione ciò che dice".
Alla domanda se la magistratura oggi rischia di perdere credibilità, Giuliano Castiglia è molto duro e risponde di getto: "Guardi, la fase del rischio è già stata ampiamente superata... Siamo nella fase del danno grave. Purtroppo, i magistrati la credibilità se non l'hanno persa del tutto, l'hanno persa in grave misura e non si recupera se non si adottano delle modifiche del sistema di funzionamento dell'ordinamento giudiziario. Perché il problema della magistratura, in generale, è legato all'ormai sistema carrieristico e gerarchico, che è stato introdotto nella magistratura e ce ha creato un reticolo dentro il quale, come dimostrano le chat di Palamara, hanno un ruolo centrale la raccomandazione, le conoscenze, i rapporti di forza tra i gruppi, gli scambi. Tutte cose che finiscono con l'incidere sulle determinazioni degli organi competenti, come è stato sanzionato anche in alcune sentenze".
"E mi riferisco ad esempio alla recente sentenza del Consiglio di Stato sulla nomina di buona parte dei componenti del Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura, che ha detto con chiarezza che la scelta è stata fatta a prescindere dalle regole che dovevano presiedere a quella scelta", sottolinea il giudice. Castiglia tiene più volte a sottolineare che "nessuno ha interesse a fare processi ai singoli, a sacrificare qualcuno. Il problema è che c'è un vizio profondo del sistema e se non si interviene le cose continueranno così. E' inutile fare proclami. Non è la prima volta che ci sono scandali nella magistratura. Ci si impegna a cambiare passo ma poi non cambia nulla". E ricordando l'appello lanciato più di un anno fa dal Capo dello Stato Sergio Mattarella al Csm, Castiglia dice: "L'appello di Mattarella era di modificare il sistema di funzionamento del Csm. Ha richiamato l'attenzione a intervenire con delle modifiche normative, che è quello che chiediamo anche noi".
"Se non interviene il Parlamento a modificare le regole di funzionamento del sistema le cose non cambieranno mai, perché il sistema che è imperniato su un Csm in cui si lascia libertà ai gruppi organizzati in forma di partiti di selezionare i candidati e di conseguenza i componenti del Csm, è un sistema che va fuori dalla Costituzione" perché "è un Csm che rappresenta i partiti, cioè le correnti, non è rappresentativo dei magistrati".
"La delibera con cui sono stati nominati sei componenti del comitato direttivo centrale della scuola della magistratura è stata adottata dal Csm dopo lo scandalo 'Champagne'. E' una delibera annullata dal Tar e l’annullamento è stato confermato dal Consiglio di Stato con una sentenza che rende palese che il sistema di nomina continua a essere quello correntizio - dice ancora Castiglia -Il problema qual è? Che la tendenza al condizionamento delle scelte dell'autogoverno e in particolare delle nomine dei dirigenti da parte dei partiti interni alla magistratura, apre la breccia a tanti altri tipi di condizionamenti, sia da parte di coloro che sono direttamente chiamati a concorrere, anche formalmente, nelle scelte sia a livello generale da parte di soggetti del tutto estranei all'autogoverno. In altri termini, gli scambi intracorrentizi pongono le condizioni di ulteriori scambi a diversi".
Ma come si recupera la credibilità della magistratura? "Il modo per recuperare la credibilità è solo quello di cambiare le regole di ingaggio - dice ancora il gip Giuliano Castiglia – modificando le regole che alimentano i comportamenti distorsivi e sostituendole con altre che promuovono condotte funzionali agli interessi pubblici in gioco. L’attuale situazione fa danno non ai magistrati ma a tutti i cittadini, non solo perché perdono il riferimento importantissimo di una giurisdizione credibile ma perché tutto questo incide sul buon funzionamento dell'amministrazione della giustizia e, cosa ancora più grave, si ripercuote sul concreto esercizio della giurisdizione e rischia di incidere sul contenuto delle stesse decisioni giudiziarie".
(di Elvira Terranova)
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