Approvata ieri dal CSM l’ennesima circolare, questa volta relativa all’obolo per togati.
Si trattava di stabilire i criteri per autorizzare il collocamento fuori ruolo dei magistrati, chiamati fiduciariamente dalla politica a svolgere funzioni estranee a quelle per le quali lo Stato li ha assunti.
Chiamata diretta: senza concorso e senza alcuna verifica della effettiva sussistenza delle attitudini ai nuovi compiti. Tutto sulla fiducia del politico di turno.
I vantaggi così conseguibili dalla toga svolazzante dall'aula di tribunale a quella di un gabinetto sono plurimi: di solito si sta a Roma, sede ambitissima; si guadagna di più; le esperienze acquisite senza scrivere sentenze saranno smisuratamente sopravvalutate quando tornerà nei ranghi, il che assicurerà la prevalenza sui magistrati che non lasciano i propri compiti. Proprio come per i chirurghi: li mandiamo a scrivere i bugiardini in qualche ministero e poi gli affidiamo i pazienti sul tavolo operatorio.
Di seguito l’intervento critico del Consigliere Andrea Mirenda che non ha votato quella circolare.
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La mia posizione culturale sui fuori ruolo già vi è nota e si impronta al massimo self restraint e all’idea del rispetto della separazione dei poteri, per evitare che si arrivi a non capire più chi fa che cosa.
Questa è la sede delle scelte e la proposta in esame le scelte le fa eccome.
E le fa, a mio sommesso avviso, al ribasso, a ventre molle, tutta protesa com’è ad assicurare AGIO agli aspiranti fuori ruolo, commmodities, anziché - come si dovrebbe - mettere al centro l’interesse pubblico all’efficiente esercizio della giustizia.
QUATTRO RIFLESSIONI
A)
Toccava a noi decidere, per precisa indicazione del legislatore, e SI POTEVA DECIDERE DIVERSAMENTE, se mantenere o ridurre l’attuale soglia massima di scopertura degli ufficialmente (si è mantenuto il 20% quando poteva seriamente essere il 15 o il 10) ed ancora, è criticabile il fatto che in quella percentuale siano valutati anche i semidirettivi tra le presenze utili al salva-soglia, essendo noto che i dirigenti contribuiscono assai meno al raggiungimento degli obiettivi di performance degli uffici, per ragioni legate principalmente al - non sempre razionale - sgravio negli affari di cui godono.
Nel silenzio della norma primaria - che un simile risultato avrebbe consentito - si è è scelta, invece, la soluzione “a ventre molle” che ha incluso nel calcolo, con chiaro easy going, giudici e semidirettivi, omogeneizzati in un simpatico “todos caballeros”…
B)
appare, poi, assai debole la tutela dell’interesse dell’amministrazione al collocamento Fuori Ruolo, ancora una volta reso del tutto ancillare rispetto a quello dell’amministrazione di destinazione (art.105): nessun riferimento all’idoneità “verificata” del collega chiamato dalla PA, magari con una con una semplice seconda valutazione in tasca, a compiti delicatissimi di law maker o che altro…
Avevamo chiesto, a tal fine, di inserire almeno l’audizione dell’interessato e la verifica dei suoi titoli… ma niente…
Suona quindi paradossale (se non irridente) il comma 4 dell’articolo 105 … che richiede che l’incarico da conferire abbia caratteristiche di elevato grado di preparazione in materie giuridiche ovvero di particolare conoscenza dell’organizzazione giudiziaria o di esperienza pratica maturata nell’esercizio dell’attività giurisdizionale, senza poi andare a verificare se l’interessato abbia o meno quelle caratteristiche.
C)
anche il nuovo articolo 107 della circolare, nella formulazione che avrà attuazione dal 2026, appare espressione di questa cultura a ventre molle, quella del “tutti liberi”.
La scopertura di sicurezza del 3% per ogni punto di scopertura nazionale dei posti, è stata portata a 2% per “correggere“ gli effetti della riduzione dei numeri di posti fuori ruolo voluta dal legislatore, nel chiaro tentativo di sminare, diluire e neutralizzare, per quanto possibile, la già molle scelta del regolatore, anziché assecondarla e potenziarla riducendo ulteriormente i posti fuori ruolo rispetto al massimo consentito.
D)
Mi si conceda, infine, di giudicare come “codina” la proposta di emendare l’art. 104 con l’abolizione della lett. d) (lì dove richiede almeno la terza valutazione di professionalità) perché la Cartabia si limitava a prevedere che il magistrato dovesse avere esercitato le funzioni per almeno 10 anni dalla data del loro conferimento, mandando al consiglio di individuare un termine eventualmente superiore, che ora si vuole incomprensibilmente riportare alla seconda valutazione, nella logica del ventre molle che caratterizza questa circolare .
Per queste ragioni, voterò contro l’emendamento e, tuttavia, mi asterrò dall’approvazione della circolare nel suo complesso
2 commenti:
Davvero riesce difficile al semplice cittadino, triturato dal "sistema" ormai famoso e dilagante, comprendere come il potere politico anziché attingere ai vari cattedratici per i bisogni di legislazione e governo, li scelga invero tra i membri del potere magistraturale. Alimentando così, la sporca commistione che inevitabilmente segue.
Il consigliere togato dott. Andrea Merenda è un magistrato dall'elevato valore culturale, morale e professionale. Agisce nell'interesse di tutti, motivo per cui quanto dice va considerato oltremodo rilevante per la resurrezione della giustizia. Il potere politico sceglie sempre ritenendo come conveniente: l'elemento più potente. Un secolo fa erano i docenti universitari dal dopoguerra i magistrati.
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